03 Ago Pensare troppo genera sofferenza
Non sapere come affrontare la complessità della realtà ci può spingere a pensare troppo: i pensieri vengono alla mente diventando un chiodo fisso nella speranza di trovare una soluzione e stare meglio, ma questo tipo di pensieri non sono affatto produttivi anzi diventano come una prigione!!
Come si manifesta la tendenza a pensare troppo
Tutti i giorni siamo immersi in situazioni di vario tipo (familiari, professionali, relazionali, affettive) che influenzano il nostro equilibrio psicofisico e questo ci fa sentire fragili, insicuri, appesantiti e a volte anche arrabbiati. La prima cosa che facciamo naturalmente di fronte a una situazione problematica è cominciare a pensare per trovare soluzioni possibili. In genere alcuni di questi pensieri appartengono alla gestione della vita quotidiana, altri sono preoccupazioni che possono riguardare la salute del nostro corpo e altri ancora possono essere rimuginazioni sulla propria vita e la propria persona rispetto ad eventi passati o a scenari futuri.
La tendenza a pensare troppo si riconosce perché i pensieri tendono a essere ripetitivi, come se si guardasse una scena di un film all’infinito: si vedono sempre le stesse cose e non si riesce ad interrompere quel film. La sensazione è quella di sentirsi affossati, infastiditi e con la testa pesante. La cosa che accomuna tutti questi pensieri è che si alimentano a vicenda e il più delle volte non sono mai attinenti con la realtà: sono fantasie o immagini mentali di noi nel futuro prossimo.
Pensare troppo non allevia il dolore
Pensare troppo e rimuginare sullo stesso problema non aiuta ad avere tutto sotto controllo anzi: ci spinge a focalizzarci più sul problema in sé che non sulle possibili soluzioni. Quindi pensare tanto non porta lontano anzi può diventare come una prigione in cui ci sentiamo ingabbiati.
Ne deriva come un circolo vizioso in cui per cercare di risolvere una situazione problematica utilizziamo i pensieri credendo di sfuggire al malessere, ma al contrario più pensiamo e più la sofferenza si amplifica perché dentro ai pensieri si possono nascondere le insicurezze e le paure di cui ancora non siamo consapevoli.
Un altro aspetto importante da ricordare è che la nostra parte razionale non è la sola che ci può aiutare per trovare le soluzioni adatte a noi. Le nostre sensazioni, i nostri sentimenti e le intuizioni che possiamo avere in modo spontaneo sono funzioni psicologiche preziose molto più immediate e naturali, non influenzate dal filtro del ragionamento. E proprio per questo sono molto più vicine alla nostra essenza, a ciò di cui abbiamo bisogno per poterci esprimere e superare quella difficoltà.
Come affrontare il flusso dei pensieri
La cosa migliore per cominciare a frenare la tendenza a pensare troppo è quella di iniziare a osservare in modo più distaccato tutti quei pensieri che sono più ricorrenti, provando a guardarli per quello che sono. Per questo può essere utile all’inizio prendersi dieci minuti e scriverli su un foglio, magari numerandoli come se fosse un elenco. Questo alleggerisce la mente e porta ad avere un punto di osservazione più obiettivo che aiuta ad oggettivizzare i contenuti razionali. È possibile che i tuoi pensieri appartengano ad una di queste categorie:
- pensieri catastrofici che amplificano di molto le conseguenze negative portandoci a pensare che tutto andrà malissimo (“Sono in ritardo di cinque minuti, il capo mi licenzierà”)
- pensieri derivati che non riguardano in modo diretto una situazione ma sono interrogativi o collegamenti presunti che favoriscono dubbi e incertezze (“organizzo un picnic e se poi piove?”, “mio fratello non mi chiama perché ce l’ha con me”)
- pensieri in bianco e nero che interpretano la realtà in modo dicotomico (bene/male, giusto/sbagliato, bello/brutto) e ci spingono al perfezionismo
- pensieri svalutativi che riconoscono la parte positiva ma subito dopo la sminuiscono (“Ho raggiunto il mio obiettivo, ma potevo fare…”)
- pensieri generalizzanti che tendono a trarre da un fatto una regola generale utilizzando termini come “sempre”, “mai”, “tutti” o “nessuno” (“Sono sempre sfortunato”, “Non si realizza mai quello che voglio”)
Dopo aver individuato quali pensieri affollano la mente e di che tipo sono, è importante ricordare che essi sono pensieri e non sono fatti oggettivi. E proprio per questo è necessario metterli in discussione sostituendoli con ragionamenti meno distorti, più chiari e obiettivi. Per questo piuttosto che cercare delle risposte è utile cambiare le domande che stimolano i nostri pensieri. Si può provare a scegliere uno o al massimo due dei pensieri più ricorrenti e porsi le seguenti domande:
- “Ho a disposizione sufficienti informazioni o sto traendo conclusioni affrettate? Cosa mi fa pensare che la mia previsione sia corretta?”
- “Se questo problema fosse di un mio amico cosa gli suggerirei di fare?”
- “È una situazione per la quale io posso fare qualcosa in questo momento? In che modo potrei cambiarla?”
- “Come posso migliorare la situazione? Da cosa posso iniziare?”
- “Di cosa ho bisogno per affrontare questa cosa?”
Questo esercizio aiuta già ad osservare le cose in modo più distaccato e a cercare dentro di noi altre risorse per affrontare le realtà. Ma la cosa più importante è chiedersi: “Qual è la cosa peggiore che mi potrebbe capitare?” “E se ciò accadesse cosa potrei fare per risolverla?”
Trovando la soluzione per la cosa peggiore allora non potrà che andare meglio, no? Ricordati che è fondamentale non pensare a cosa potrebbe andare storto ma come potresti cambiare la tua vita in meglio!
#counselling☺Se sei interessato ad approfondire l’argomento o vuoi essere aiutato a liberarti dai pensieri negativi, puoi contattarmi o scrivermi senza impegno a info@mariaelenacicali.it per un primo colloquio conoscitivo nel mio studio di Firenze. Se non sei della mia città è possibile comunque concordare un colloquio via Skype.